I Luoghi

Chi si aspetta di trovare un “centro”, un nucleo abitato che porti il nome “Vallada” resterà sorpreso: Vallada è un insieme di sette antichi villaggi, riuniti fin da tempo immemorabile in una sola comunità, la Regola della Vallada, poi confluita, agli inizi del 1800, con Napoleone, nel Comune dallo stesso nome.

I sette villaggi di Vallada portano nomi che evocano una lunga storia e molte vicende, solo in parte scritte nelle pagine dei libri ma tuttora ben testimoniate dalle antiche case, dai caratteristici fienili in legno, dai prati falciati e dai campi coltivati, dai racconti trasmessi dagli anziani: la storia di un popolo che ha dimostrato - oggi come un tempo – un forte impegno in tutti i campi della vita, uno spirito libero e franco, notevoli talenti nel lavoro, nell’arte, nella poesia, nella società.

Ecco i nomi delle sette frazioni: Mas e Celat, le prime più a ridosso del fondovalle, disposte fra le pendici del Monte Celentone e la bella Chiesa di San Rocco; Sachet, “centro” del Comune, con la Scuola elementare e dell’infanzia, il Municipio, la Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore, la Cooperativa di Consumo ed il nuovo bar-ristorante l’Ariet; Andrìch e Toffol, due frazioni sorelle, che, un tempo unite con il nome di Sadole, col passare dei secoli presero l’impronta e la denominazione delle due famiglie principali; Piaz, sulla via per la forcella di san Tomaso, e Cogul, la più alta e dislocata, con il suo panorama sulle montagne della Valle, dal Civetta alle Cime d’Auta. Tutto un mondo questo da percorrere a piedi per coglierne la vivacità e la bellezza che vi sono diffuse, inoltrandosi fra le case ed i sentieri, meditando, osservando ed ascoltando. (Cesare Andrich)

Chiesetta di San Giuseppe a Vallada Agordina

Informazioni tratte dal sito del comune di Vallada Agordina

www.comune.valladaagordina.bl.it

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Frazione Sachet 33

32020 - VALLADA AGORDINA

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Approfonditi studi storici hanno chiarito la controversia etimologia popolare del nome di Falcade: nessun antico maniero detto “Falco” o “Falcone” posto in alto a guardia della sottostante valle è mai esistito. Più semplicemente il toponimo deriva da “falciare”, occupazione alla quale in passato erano dediti assai più frequentemente che non oggi gli abitanti del luogo.

I primi abitanti si stabilirono qui attorno al Mille per vivere in una zona sicura e meno soggetta alle invasioni per sfruttare le vaste e fittissime boscaglie di abeti e larici. Tale attività fu sussidiaria in seguito a quella dell’escavazione mineraria che venne esercitata per secoli in località vicine.

Verso il 1200 la località era già collegata con le valli di Fassa e di Fiemme, acquistando così una certa importanza per relazioni commerciali. Nel 1358 sul valico di S. Pellegrino sorse un Ospizio onde garantire sicurezza ed un certo conforto al transito.

La popolazione si organizzò allora in comunità con forme democratiche (Regola) con poteri e dignità eguali per tutti i capifamiglia. Il successivo dominio veneto (iniziato nel quindicesimo secolo) legalizzò la nuova struttura sociale che amministrava i beni pubblici e provvedeva ad un regolare corso delle cose.

In quell’epoca il paese fu anche soggetto alla furia devastatrice di eserciti invasori: nel 1439 le truppe del Duca Filippo Maria Visconti di Milano, nel 1487 Sigismondo Duca del Tirolo e negli anni fra 1508 ed il 1510 il rapace condottiero austriaco Leonardo Felzer, portarono devastazioni e scompiglio alla vallata.

Ma il dominio della Repubblica della Serenissima è ricordato anche per le continue usurpazioni territoriali operate dai trentini nelle zone alte alla testata della valle. Verso il 1750 Falcade contava 1.130 abitanti (circa la metà di quanti si contano oggi).

La Chiesa ha qui esercitato una costante azione di guida perché la tradizione cattolica (pur in una zona ove aveva fatto capolino l’eresia luterana) era accettata senza contrasti dalla totalità della popolazione. In seguito ad un voto per scongiurare il pericolo di una epidemia sorse fra il 1471 ed il 1488 un piccolo tempio che si dedicò ai Santi Fabiano e Sebastiano. Sotto il profilo della giurisdizione ecclesiale Falcade dipendeva dalla Pieve di Canale che, una volta al mese, vi inviava il sacerdote. La Mansioneria venne fondata nel 1679 e, cresciute le necessità di assistenza spirituale, il paese otteneva nel 1771 un cappellano curato. Solo nel 1857 il Vescovo di Belluno elevava Falcade a Parrocchia.

Caduta la Repubblica Veneta, Falcade fu soggetto alle leggi di Napoleone e diede il suo contributo di uomini per la campagna di Russia. La successiva dominazione austriaca durò fino al 1866 quando il Veneto venne finalmente unito all’Italia.

Il paese diventò così zona di confine fino alla prima guerra mondiale. In tale periodo si ebbero le prime istituzioni sociali (La Latteria Cooperativa, la Cooperativa di Consumo) e nel 1912 vi compariva la luce elettrica.

Per la particolare posizione assai doloroso fu il periodo della guerra 1915-18. Il fronte passava a pochi chilometri dall’abitato ed il paese, divenuto immediata retrovia, condivise drammi e dolori di un conflitto che desta ancor oggi stupore e riverente commozione.

La vittoriosa conclusione non mutò sensibilmente la dura vita delle tenaci popolazioni abbarbicate a queste montagne: agricoltura ed emigrazione continuarono ad essere le uniche fonti di vita fino a che, migliorata la viabilità e l’edilizia, avvennero anche i primi contatti con l’industria turistica.

La guerra 1940-45 segnò nuovi lutti e nuove calamità: il 20 agosto 1944 orde tedesche, in spedizione punitiva, scesero simultaneamente dai passi, incendiarono completamente l’abitato di Caviola, uccidendo e deportando quanti provarono a contrastare il loro operato.

Falcade ha l’onore ed il vanto di essere “piccola patria” dello scultore Giovanni Marchiori (1696-1778) maestro di Antonio Canova, del teologo e filantropo Bartolomeo Zender (1736-1825), del pittore Gianmaria Pellegrini (1793-1843), del poeta don Piero Follador (1827-1871), dello storico don Francesco Pellegrini (1826-1903), del garibaldino Giuseppe Dozzo che seguì Garibaldi nelle battaglie del Risorgimento italiano, del gesuita e canonico insigne Felice Maria Cappello (1879-1962) e dello scultore Augusto Murer (1922-1985).

Informazioni tratte dal sito del comune di Falcade

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La prima testimonianza ufficiale dell'esistenza del paese si trova nella bolla di Papa Lucio III° del 1185, dove è citato insieme all'antichissima chiesa di San Simon di Vallada ("Cappellam Sancti Simonis Canalis, de supra"). Fino al 1964 il paese si chiamava Forno di Canale (dal forno per l'arricchimento e la fusione del minerale estratto nelle miniere metallifere della valle di Garés dal 1300 al 1600) e sorge alla confluenza del torrente Liera (che attraversa l'incontaminata Valle di Garés) col torrente Biois, da cui prende nome l'omonima valle nel cuore delle Dolomiti, tra le più belle montagne d'Europa. Gli fanno da cornice le maestose vette del Civetta, del Focobon con i Lastéi, l'imponente Altopiano delle Comelle, le Cime d'Auta e la Marmolada. Canale si trova al centro geografico della Valle del Biois, delimitata a ovest dal centro turistico di Falcade e ad est da Cencenighe; mentre i passi del Vàlles e del san Pellegrino favoriscono una comoda comunicazione con il vicino Trentino. Il capoluogo di Comunità Montana è Agordo (15 Km), mentre quello di Provincia, Belluno dista 45 Km in direzione sud. Il centro storico è circondato da numerose frazioncine; nonostante alcuni mutamenti apportati al suo patrimonio edilizio per adattarlo alle esigenze dei nostri tempi, Canale ha conservato oltre un centinaio di "tabià" (fienili) di varie tipologie, simboli della ruralità ed in un certo senso "monumenti" a secoli di fatiche di lavoro nei campi spesso unico sostentamento, che contribuiscono, assieme alle numerose fontane, a mantenere al paese quella tipica immagine alpestre che molti altri paesi di montagna hanno purtroppo perduto. Entrati in paese, dopo aver attraversato il ponte sul Biois ed aver lasciato la statale 346 del Passo San Pellegrino, ci accoglie la bella ed armoniosa piazza cinquecentesca su cui domina la chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista, patrono del paese. Questa piazza (detta un tempo Prato di San Zuanne o Piazza della Pieve, mentre dal 1979 è intitolata a Papa Giovanni Paolo I°) fu per secoli il punto d'incontro della popolazione della Valle del Biois, di cui vide tutte le vicissitudini e di cui visse intensamente gli eventi gioiosi e tragici: dalla fondazione della Pieve rurale (1458) all'invasione di Sigismondo, Duca del Tirolo (1487), dall'invasione dell'Austriaco Felzer (1508) all'annessione dell'Impero Asburgico (1797), dalla dolorosa repressione tedesca (20 agosto 1944), all'elezione al Soglio Pontificio e morte di Albino Luciani (26 agosto - 28 settembre 1978). La chiesa di San Giovanni, sorta attorno al 1300 e successivamente ampliata con costruzione delle due navate laterali (seconda metà del 1500), custodisce alcune opere artistiche di notevole interesse fra le quali: il tabernacolo in legno dorato del Brustolon (1696), la statuetta del Patrono in passato posta sul battistero e le statue dette del Tempo e della Morte, scolpite per l'altare delle Anime Purganti dal Marchiori ed il gruppo ligneo che rappresenta il Pane di Sant'Antonio eseguito da Amedeo Da Pos di Carfon, allievo del Besarel. Da menzionare il medaglione della facciata principale ad opera del Besarel ed un importante organo del Callido. Altre due chiese di interesse storico, sono la chiesetta intitolata allo Spirito Santo di Carfon, e quella dedicata alla "Madonna della neve" di Gares. Interessanti (anche se spesso in stato di degrado), sono le pitture murali di arte popolare a sfondo religioso eseguite sulle facciate di alcuni rustici aventi significato di protezione o ex voto per grazie ricevute. La vita politica era organizzata dalle "Regole" (una primitiva forma degli odierni Comuni) in modo democratico, con poteri e dignità uguali per tutti i capofamiglia. Nell'odierno Comune di Canale ve n'erano ben tre; i rappresentanti delle Regole eleggevano (in sinu) due deputati che partecipavano al Sindacato Generale dell'Agordino. Attualmente esiste, ben restaurata nella piazzetta del centro storico di Tancon la "Casa delle Regole". Per quanto concerne la vita religiosa, grande importanza assunsero le Confraternite e, prima fra tutte, quella della Beata Vergine dei Battuti di cui, accanto alla chiesa, sorge l'antica sede. Essa aveva il compito di dare ai viandanti cibo e alloggio spirituale, ma per non più di tre giorni. I secoli XVIII, XIX e XX sono stati, per la pieve di Canale, davvero ricchi di personaggi eminenti.

Canale d'Agordo

Informazioni tratte dal sito del comune di Canale d'Agordo

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Del '700 ricordiamo il grande paesaggista Giuseppe Xaiz e il poeta-contadino Valerio Da Pos (i cui versi furono lodati dal Monti e da Giosuè Carducci). Dell' 800 è certamente da ricordare l'Arciprete Don Antonio Della Lucia che nel 1872 fondò la prima latteria sociale cooperativa d'Italia, molto importante per l'azione di promozione alla collaborazione fra gli abitanti della valle ed in seguito alla quale sorsero dapprima l'asilo parrocchiale (1868) retto dalle Suore Figlie di San Giovanni del Caburlotto e successivamente (1907) la cooperativa di consumo, istituzioni tuttora attive.Il 17 ottobre del 1912, Canale diede i natali al suo più illustre concittadino, Albino Luciani che visse con molta semplicità la sua adolescenza e giovinezza aiutando la sua famiglia nel pascolo delle mucche e nella fienagione, come tutti i ragazzi della sua età divenuto sacerdote il 7 luglio 1935, dopo vari incarichi nella sua parrocchia, fu Vicario Generale della Diocesi di Belluno (1954-1958), poi Vescovo di Vittorio Veneto (1958-1969), Patriarca di Venezia (1969-1978), Cardinale nel 1973, e infine Papa (26 agosto - 28 settembre 1978) col nome di Giovanni Paolo I°, noto anche come il Papa del sorriso. Tra gli artisti degni di nota di questo secolo, ricordiamo il pittore-scultore Amedeo Da Pos ed il pittore Giuliano De Rocco i cui murales contribuiscono ad arricchire le vie del paese. Nella seconda metà de 1800, cominciò ad affacciarsi il turismo con la nascita dell'albergo "Al Gallo", primo della Valle del Biois. Esso servirà ai primi alpinisti che esploravano le Pale di San Martino, dove si ristorarono fra l'altro il Tuckett, John Ball, il geografo Marinelli e Alfred von Radio-Radiis. L'economia portante è stata, almeno fino a trent'anni fa, di tipo agricolo-pastorale e legata all'emigrazione come conseguenza delle difficili condizioni geofisiche e di isolamento del territorio. Solo negli ultimi decenni uno sviluppo industriale ed artigianale a livello di vallata Agordina, legato soprattutto al settore dell'occhiale, ha permesso di modificare, migliorando, la situazione economica pur non essendoci importanti insediamenti produttivi nel territorio comunale. Parallelamente si è aperta una grossa opportunità di sviluppo turistico sia durante la stagione estiva che in quella invernale, godendo dell'incontaminata e selvaggia natura dolomitica che offre innumerevoli possibilità di passeggiate, escursioni e scalate a vari livelli d'impegno. Nel periodo invernale, sono a disposizione le piste di sci da fondo nella stupenda valle di Garés, si può inoltre usufruire del vicino carosello sciistico del Superski Dolomiti. Circa l'arte culinaria, tra i piatti tipici ricordiamo in particolare quelli della festa: i Carfogn (crostoli con ripieno di papavero e cioccolato), la Pasta da Pavàre (pastasciutta al papavero con zucchero) e le Lasagne da Fornèl (lasagne con noci e nocciole). Infine giusta menzione va accordata al mezzo con cui viene espressa una cultura popolare montana: il dialetto. Il dialetto di Canale, come di tutta la Val del Biois, pur influenzato da elementi veneti (infatti la Provincia di Belluno fece parte della Serenissima dal XV secolo al 1797) mantiene gran parte del lessico e della struttura del ladino dolomitico.

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