Le Interviste

Giulia Fiocco

Data Intervista

13 Luglio 2021

Luogo Intervista

Canale d'Agordo (BL)

Video

Dimitri Feltrin

Audio

Marta Lorenzi

Ricercatore

Chiara Sacchet

Giulia Fiocco

Minutaggi dell'Intervista

00:10 Presentazione: mi chiamo Giulia Fiocco, nascita da Primo Fiocco e Rosa Cagnati
00:45 Della mia prima infanzia ho vaghi ricordi, però ricordo bene, mio padre meccanico che andava via per lavoro. Veniva per le feste ma mia mamma era una vedova bianca, era sempre sola.
01:25 Un anno l'abbiamo seguito in Val Grisange dove stavano costruendo una diga, la cucina dove vivevamo era adiacente alla stalla, c'era la sirena che suonava.
02:20 A sei anni ho cominciato la scuola a Canale, la maestra si chiamava Giulia Ferraretto.
02:48 Quando ho finito la scuola a Canale c'era solo l'avviamento professionale, le medie erano ad Agordo a Falcade una media parificata, sono andata lì
03:20 Alla fine delle medie io volevo fare le magistrali e diventare maestra, ma non sapevo nulla di latino, ma l'idea con Angelo De Rossi, un insegnante della scuola media, studiare il latino d'estate fare l'esame di ammissione, ma ci hanno suggerito di iscriverci alla terza media, nella pubblica che nel frattempo era stata istituita. Io questo anno lo ricordo come l'incontro con la cultura, perché De Rossi era il nostro insegnante di lettere.
04:30 Io ricordo i pittori impressionisti, la poesia francese, perfino Baudelaire, gli esperimenti di scienze e di fisica, un anno in cui credo che mi si sia aperta la mente. Il preside ha parlato con i nostri genitori per convincerli a mandarci al liceo, cosa impensabile per quei tempi.
05:04 Io e altre tre mie compagne di classe siamo andate al liceo a Feltre, eravamo alloggiate dalle suore, ma il Ginnasio era in centro. La mattina partivamo con i nostri libri, percorrevamo o via Paradiso o via Mezzatezza. Quegli anni li ricordo con grande affetto: forse idealizzo ma per noi che eravamo figli di operai, di gente che non aveva potuto studiare, era una cosa grande, infatti ce la siamo sempre cavata.
06.35.00 Ce la siamo cavata con onore, nonostante le difficoltà, il collegio era ideale per studiare.
7:23 Il mio sogno di gioventù era fare medicina, ma anche l'insegnamento non l'avevo scartata. Io ho optato per l'insegnamento, avevo anche una ragione pratica, un fratello 8 anni più giovane e un padre vecchio. Mi sono iscritta a lettere classiche, poi ho cambiato idea e mi sono iscritta a filosofia, a Milano.
08:20 Dovevo andare ad alloggiare da un cugino non sposato, era un aiuto per la mia famiglia, ma poi il cugino si è sposato.
08:55 Negli annunci all'università c'era scritto che una famiglia cercava una ragazza alla pari, si chiamano De Giorgi, io sono stata benissimo in questa bella famiglia. Ad autunno volevano che tornassi a ottobre, ma io a Milano mi vedevo di passaggio.
09:20 Milano era allora una città vivibile, c'erano gli strascichi della contestazione, le assemblee con Mario Capanna, loro mi volevano a ottobre e l'università cominciava a novembre, allora ho cambiato e sono andata da una compagna sposata con due bambini.
10:20 Allora all'università ti davano il presalario, ti sostenevano con una somma annua, più alta per i fuorisede, 500 mila lire. Durante l'estate facevo dei lavori.
10:50 Poi mi sono laureata e ho cominciato a insegnare, a quel tempo ti chiamavano anche per un giorno. La prima volta mi hanno chiesto, a Lamon, con una seconda, di essere dura. Io ho pensato di aver sbagliato lavoro. Invece poi mi hanno chiamato da Forno di Zoldo, il battesimo del fuoco era stato superato, piano piano sono entrata nell'idea che potevo essere un'insegnante.
11:55 Poi io all'università avevo fatto filosofia, dovevo studiare, poi mi sono persa il concorso che c'è stato solo nell'82, prima sono stata precaria. Non è stato male neanche cambiare sede e colleghi.
12:40 Quando ho preso la cattedra a Canale ho avuto la sensazione che la mia vita fosse su dei binari, non ero affatto contenta.
13:00 A Canale c'era il tempo pieno, perciò si facevano attività integrative e io mi sono appassionata al teatro. Mi sono molto divertita.
13:40 Nel '91 ero reduce da un lutto affettivo e ho conosciuto mio marito, che era vedovo, ci siamo capiti e ci siamo sposati, avevo 42 anni. Lui aveva un albergo e io potevo dare una mano. Facevamo tanti giri in montagna. Non abbiamo avuto la fortuna di avere una figlia nostra ma Celeste aveva già una figlia di 22 anni.
15:25 Sono venuta a Feder, alcune iniziative sono nate qui. Mio marito aveva una copia- era metà degli anni '90- dell'atto costitutivo della Latteria cooperativa, c'era l'atto di fondazione e lo statuto, ve lo leggo.
16:05 Lettura atto costitutivo latteria di Feder.
16:55 Io credo di avere avuto sempre radici profonde qui, credo sia dovuto a mia madre, da lei ho preso questo legame, era l'ultima di cinque fratelli, nata quando sua madre aveva quasi quarant'anni, è lei che ha seguito mio nonno, nel fare fieno in montagna. Lei mi raccontava e io ho mantenuto.
18:00 Le nostre radici vanno conservate, dobbiamo sapere da dove veniamo e chi siamo. Dobbiamo sapere che questa latteria c'era.
18:20 Nel 1963 la latteria smette la propria attività, liquidata la società l'edificio è stato messo in vendita e il comune di Canale saggiamente l'ha comprato. Era un'associazione e un magazzino, dove c'erano anche le attrezzature della latteria.
19:30 Il Comune ha creduto alla mia idea, abbiamo fatto dei lavori e abbiamo creato il museo, con l'aiuto del museo di Serravella, che ci ha indicato che la provincia stava schedando gli oggetti. Attività che la provincia ha retribuito.
21:00 A ottobre 2009 il museo è stato inaugurato. Vacanze di Natale sempre aperto, nonostante il freddo, scolaresche, gruppi. Il museo ha cominiciato a funzionare, solo con il covid abbiamo ridotto gli orari, apertura su appuntamento.
23:00 Due persone sono proprio mancate, altre mancano per altre ragioni, tra i volontari.
23:30 Qui a Feder abbiamo ideato lo sfalcio volontario dei prati, abbiamo cominciato 25 anni fa, lo facevano gli anziani, c'erano dei fazzoletti falciati in mezzo all'incuria. Abbiamo immaginato di farne uno volontario. A ottobre inoltre abbiamo fatto una falciatura. L'anno successivo abbiamo dato il fieno a un allevatore di Falcade.
25:35 La vicenda di Rosa Cagnati, staffetta partigiana, mamma di Giulia. Stava portando giù il fieno con la ridola (slitta senza lame) insieme al nonno, era l'estate del '44, incontrano a Gares un gruppo di partigiani, che li aiutano. Mio nonno era un tipo di sinistra, diventato socialista all'estero, in Francia, sicuramente antifascista. Chiedono a mia mamma se avrebbe fatto l'orlo dei fazzoletti rossi. Lei acconsente poi anche a portare in giro dei messaggi, con inconsapevolezza. Poi ha capito, si è convinta.
27:40 Una volta lei era in giro in bicicletta, arrivata a Cencenighe ha visto la colonna, ha nascosto il messaggio sotto un sasso e poi è tornata a riprenderlo.
28:30 Lei quando andava verso Belluno di sera si fermava anche a dormire a Bolzano Bellunese, è arrivata lì mentre stavano preparando l'attentato che poi ha comportato i morti del bosco delle Castagne. Lei l'ha fatto fino alla fine della guerra, il portare i messaggi. A 18 anni lo fai con leggerezza e convinzione.
29:40 Lei si è iscitta al partito Comunista, è sempre stata molto convinta. Non ha cambiato idea quando era utile o opportuno cambiarla, è morta due anni fa, a 93 anni, lei ha dovuto per necessità anche fare l'uomo di casa, fare i lavori di casa.
30:00 I miei genitori quando sono nata avevano due stanze, cucina e camera, il gabinetto era sul pianerottolo, poi hanno deciso di imbarcarsi nell'avventura di farsi una casa. Hanno cominciato nel '52 e siamo andati ad abitare nel '58, un sacrificio grandissimo, ma alla fine ci sono riusciti.
31:45 Negli anni '50 è cominciato il turismo di massa, la popolazione del paese raddoppiava, tutti affittavano gli appartamenti ai villeggianti, noi familiarizzavamo coi bambini, la gente andava a vivere in cantina per affittarsi la casa ai turisti.
32:25 Domanda: la memoria in relazione al 20 agosto è molto spaccata, narrazione non ricomposta. Sua mamma come l'ha vissuta?
33:10 Lei io non l'ho mai sentita accanirsi contro qualcuno che era dall'altra parte, il giudizio era severo, nei confronti di chi collaborava, ma non ci sono state delazioni, che io sappia, certo la memoria non si è mai ricomposta, anche sulle commemorazioni del 20 agosto c'è chi dice che si dovrebbero interrompere, i partigiani erano visti o come dei delinquenti, che facevano vendette personali, o chi mi raccontava le cose come mia mamma.
34:40 questi ragazzi (partigiani) venivano da fuori, erano affamati, pieni di pidocchi, bisognosi di aiuto, quindi chi li ha conosciuti credo avesse un'idea positiva, chi ha sentito solo dire, poi può darsi che qualcuno abbia profittato del ruolo per delle vendette personali. Dimenticare non è giusto, ma anche commemorare in continuazione e alimentare queste cose, non è positivo ecco.
36:10 Certa gente diceva che i partigiani sequestravano il formaggio, il bestiame, sono vere? Non so, ma il dubbio è rimasto. Il conflitto invece è rimasto.
37:00 Come era essere una ragazza della montagna a Milano intorno al '68?
37:20 Pur considerandomi di passaggio, io sono stata molto bene, la città era vivibilissima, anche all'università si stava bene, potevi muoverti, non c'erano problemi. Io mi sentivo in dovere di partecipare alle assemblee nell'università, hanno portato in questura un mio compagno del liceo. Io ero dell'idea quando ho finito, io vado. Io avevo questo concetto idealizzato di insegnare nel mio paese, voglio fare la mia "missione" lì.
39:20 Io non ho mai avuto la propensione allo scrivere, invece mi piaceva l'impegno civile, mi hanno chiesto se volevo candidarmi, sindaco era Toni Cagnati, comunista, poi ho fatto per 14 anni e mezza la consigliere di minoranza.
40:35 Non ero preparata per quest'esperienza, poi in lista con me c'era un altro all'epoca ragazzo che è l'attuale sindaco.
41:00 Noi eravamo stati compagni di giochi e abbiamo avuto un'infanzia bellissima, non organizzata, eravamo veramente liberi di inventarci dei giochi.
42:23 L'impegno civico, anche se poi si era ripresentato il sindaco Salton, poi è stato sindaco Flavio dieci anni, poi altri dieci il suo vice.
43:10 Noi avevamo fondato un comitato "Cittadini per il territorio", abbiamo combattuto conto una centralina che volevano costruire sul torrente Liera. Questo mi ha molto sensibilizzata e nel 2018 ho trovato il coraggio di candidarmi a Sindaca, anche Flavio Colcergnan si è candidato.
44:10 Siamo andati ad elezioni e abbiamo perso per cinquanta voti soltanto, mi è dispiaciuto ma è stata anche una grande dimostrazione di fiducia.
44:40 Io sono comunque in consiglio comunale, siamo stati eletti in tre, ed abbiamo fatto comunque le nostre battaglie.
45:20 Abbiamo vinto il ricorso contro la centralina, abbiamo visto che la fusione non è andata. Adesso basta perché è passato il tempo. Ma la voglia di fare qualche piccola battaglia ti rimane.
46:19 Forse le tue battaglie le puoi fare meglio da fuori che da dentro.
46:40 Noi abbiamo questo pallino della casa, i paesi si spopolano, le questioni della viabilità e del lavoro sono importanti, ma a Canale non trovi una casa in affitto tutto l'anno. A noi pare che l'amministrazione dovrebbe fare qualcosa in questa direzione. Sovramonte con i fondi di confine ha fatto un progetto di incremento della residenzialità.
48:40 Non ci sono edifici del comune, ad esempio la vecchia scuola elementare non può essere convertita ad abitativa.
49:00 Il Comune di Canale confina direttamente con il Trentino e quindi riceve dei fondi. Noi abbiamo suggerito di utilizzarle per la casa.
50:00 Per una situazione economica apparentemente disastrosa il comune voleva vendere gli unici due appartamenti di sua proprietà, a noi non pare opportuno. Il comune sta trattando con una società che vuole costruire una palazzina.
51:20 Quali erano le cose per lei prioritarie da tirar fuori dai suoi alunni?
51:36 Io ho sempre cercato, credevo nel discorso di rendere le persone autonome e capaci di ragionare, senza farsi condizionare. Poi però c'è il programma da fare.
52:00 L'educazione civica non c'era, ma il mio discorso era fare in modo che le persone diventassero sempre meno condizionabili, dopo non so se ci sono riuscita.
52:30 l'attività del teatro era altamente terapeutica, anche per gli alunni piàù in difficoltà. E l'alunno è una persona, che poi la società dovrà cercare di guardarsi intorno e ragionare con la sua testa.
53:22 Domanda: è vero che esiste una timidezza dei montanari, che li rende meno avantaggiati rispetto a chi cresce in un contesto più dinamico. Risposta: secondo me è esistito sicuramente, forse adesso hai l'impressione che non ci sia più, perché i mezzi di comunicazione ti danno l'impressione che non ci sia. Fino a un po' di tempo fa sicuro c'era, i montanari erano più introversi, con quasi un complesso un po' di inferiorità, sicuramente un po' più chiusi. Se senti parlare un diciottenne di qui oggi però ti sembra uguale a uno di Milano.
54:45 Domanda: De Rossi che tipo era? E soprattutto, era riuscito a capire questo luogo?
55:00 Secondo me sì, lui veniva da fuori ma aveva capito questa realtà. Era persona di grande cultura, io e altri gli siamo grati perché abbiamo studiato grazie alle nostre famiglie e perché lui ci ha parlato e ci ha creduto. Il suo obiettivo era un riscatto di questa gente, cioè offrire un'opportunità di valorizzarsi e poi riportare quello che veniva imparato qui. Usarlo per far crescere questa comunità, questo credo fosse il tuo intento. Io mi sono fatta molto condizionare. Ha fatto studiare parecchie persone, che non si sarebbero mai sognate di fare l'università. Non avremmo mai immaginato di poter tirare fuori da noi stessi questo.
56:50 Se noi siamo riuscite al liceo era perché ci sentivamo investite di una missione, dimostrare che anche i figli della gente modesta potevano studiare, riuscire. Questo io l'ho vissuto e ce l'ha data lui.
57:30 Non tutti l'hanno capito, era uscito una volta un articolo sul Tempo, La valle dei Negri, ma il suo intento era buono, era negri nel senso di persone sottovalutate schiavizzate. Ma è stato mal interpretato, molti se la sono presa. Lui era una persona non comune. Aveva fatto carriera nell'esercito, diventato insegnante tardi.
58:15 Ho fatto una tesi di pedagogia sull'educazione linguistica, non sperimentale ma era il mio pallino. Anche quando ho insegnato italiano ho sempre tenuto conto di questo nell'insegnamento della lingua. Adesso a bilancio chissà quanti errori ho fatto ma spero che il mio lavoro sia servito. A me è piaciuto. L'ho fatto sempre volentieri, cercando di farlo nel migliore dei modi.
59:50 Tu ti devi preparare, io sono di quest'idea. Poi ho imparato da una mia collega, quella di matematica, a fare il resoconto mensile alle famiglie, veniva tenuto in considerazione, anche dagli alunni. A me è piaciuto tanto fare teatro.
1:01:01 Qui sta accadendo questo: il dialetto è lingua a tutti gli effetti, cosa che le persone non pensano. Che imparino bene il dialetto secondo me è importante, poi impareranno anche bene l'italiano. Siccome nella lingua è inglobata la cultura di una comunità, devi lasciare che i bambini parlino in dialetto. Il fatto di insegnarlo non sarebbe necessario se le cose si svolgessero, è già un dialetto italianizzato, perchè le lingue sono vive si trasformano. Le parole sono di un dialetto italianizzato.
1:04:05 Visto che questa comunità parla dialetto, tu lascia che i bambini imparino il dialetto, dopodiché quando vanno a scuola parlano italiano. Io ho capito tardi questa cosa dell'importanza del dialetto. L'unico limite è che il dialetto di Canale si parla solo a Canale e dintorni. Credo sia importante lasciarlo parlare. Normalmente chi conosce bene una lingua impara facilmente le altre.
1:05:15 Io mi ricordo che ho studiato francese, sono andata a diciotto anni in Francia a fare la turista da dei parenti. Più lingue sai e meglio è, però partendo da quella della tua comunità.
1:06:05 Io sul futuro sono un po' perplessa, perchè vedo tanto abbandono, anche del territorio, il territorio una volta era molto curato, perché era una risorsa. Anche in valle di Gares, ad esempio. I prati erano prati, il bosco era bosco, questo creava un paesaggio armonico.
1:07:00 Però le persone dipendevano dal territorio, perchè c'erano un sacco di stalle e se tu avevi più o meno latte da portare in latteria questo dipendeva dal forativo, c'era una parte dei prati privata e una parte per uso comune.
1:08:10 Poi c'è stato un grande abbandono, l'erba secca, il pascolo abbandonato. Perché il pascolo veniva gestito, c'era un grande lavoro, questa è una cosa normale ma che ha portato un brutto fatto. Perché se tu non hai più interesse a farlo ci sono persone che hanno interesse, a Falcade ci sono due stalle.
1:09:00 A Canale c'è un ragazzo molto giovane che ha le capre, bisogna che l'amministrazione sostenga in qualche modo, fai un lavoro di ripristino del prato. La discarica degli inerti di Falcade è ben gestita, è una bella radura.
1:10:10 Tu devi fare qualcosa, non aspettare, devi ripristinare i prati, devi cominciare la cura del territorio. Perché adesso c'è stata Vaia e l'emergenza è mettere in sicurezza il territorio, ma le questioni sono relative, perché se intervieni solo a fondovalle poi magari i problemi sono a mezza costa. La messa in sicurezza è sempre relativa se non c'è controllo capillare del territorio.
1:11:00 Questa cosa mi preoccupa se non si inverte la tendenza e anche quella dello spopolamento, che bisogna cercare di contrastare anche con la questione della casa, secondo noi. Perché Canale non è un posto privo di servizi, anche se quest'anno ha perso la scuola elementare. Hanno spostato le classi ed è stato un errore. Ci sono le scuole, c'è l'ambulatorio, c'è la posta e la banca. Non è privo di servizi ma perde popolazioni.
1:12:00 Molti lavorano in Luxottica, altri lavorano nell'istituto di Falcade, all'ospedale, ma mancano gli artigiani. Anche lì bisognerebbe fare qualcosa.
1:12:50 Il turismo è importante ma non deve diventare una monocultura, se tu fai la manutenzione del paesaggio e dell'ambiente avrai questo ritorno. Qui fino a un mese e mezzo fa c'era una fioritura spettacolare, che ce l'hai solo se falci. Se vai in valle di Gares c'è il veratro, che è infestante.
1:14:00 Oltre alla manutenzione del territorio, cercare di far rivivere alcune attività economiche, se c'è questo forse qualcosa si salverà, sennò siamo condannati.
1:14:30 Bisogna coinvolgere la gioventù, che forse non è vero che è dispersa. Io che ho fatto l'insegnante ne dovrei essere convinta. Feder per esempio è una frazione molto vitale. Ci vuole questo impegno, questa cittadinanza attiva.
1:15:30 Io a questo ho sempre creduto, se tu fai l'amministratore devi coinvolgere la gente, devi coinvolgerla sul serio, non fare la formalità. Tu devi andare lì nella posizione di chi ascolta. Non devi pensare di essere la minoranza illuminata che sa tutto.
1:16:00 Ad esempio qui in valle c'è la questione di Valbona, sopra Gares. Un toponimo che la dice lunga sulla sua fertilità. Sono suoli vulcanici c'era una malga e buoni pascoli. A Valbona era fatta dalla stalla, il teaz, la terrzza sotto cui si ricoverava il bestiame da latte, c'era la casera dove si lavorava il latte e il casel dal lat, dove il latte veniva messo a riposo. Il comune ha fatto costruire con i fondi di confine un teaz molto avveniristico, forse può diventare una struttura utile.
1:18:00 Loro si sono presentati con un motto, Progetto per Canale, noi avevamo invece Progetto per la comunità di Canale. Poi questa amministrazione ha subito le emergenze, ma tu non puoi solo pensare al qui ed ora, anche quando non ci sarai più tu. Pianificare, per me, è fondamentale.

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