Le Interviste

Gabriella De Dea

Data Intervista

14 Luglio 2021

Luogo Intervista

Vallada Agordina (BL)

Video

Dimitri Feltrin

Audio

Marta Lorenzi

Ricercatore

Chiara Sacchet

Gabriella De Dea

Minutaggi dell'Intervista

00:05 Mi chiamo Gabriella De Dea, sono nata a Canale e adesso abito a Vallada, ho avuto una vita abbastanza normale a parte il fatto che per motivi di lavoro della mia famiglia a tre anni ero in Sicilia, poi ho vissuto molto lontano da qui e non so se sono la testimone importante, spero di sì.
00:39 Il fatto di aver viaggiato molto, legata come una valigia al treno che da Vicenza portava a Reggio Calabria, mi ha inciso molto. Mi integravo immediatamente, dal punto di vista linguistico e culinario, lo devo a mia mamma perché mi ha aperto la mente notevolmente.
01:10 L'esperienza che mi ha segnato molto è anche quella di Canale d'Agordo, la scuola media, per la quale ho lavorato in segreteria e su cui ho fatto la mia tesi.
01:26 Il mio papà era perito minerario, usciva dalla gloriosa scuola di Agordo, per motivi di lavoro finito un lavoro ne cominciava un altro, a me è piaciuto molto.
02:00 Ho fatto le magistrali poi psicologia nei primi anni della gloriosa facoltà di psicologia, e mi è stata affidata una tesi sulla sperimentazione di Canale d'Agordo. Io ne sapevo poco perché non l'avevo frequentata. Io ho lavorato dal '76 all'82 come applicata di segreteria, ho avuto accesso alla documentazione. Non ho frequentato direttamente la scuola ma ho conosciuto De Rossi e ci siamo amati profondamente, avevo grande stima di lui. Ho capito lavorando lì che stavo vivendo una esperienza importante, anche se lui non c'era più.
02:58 Sappiamo che nel '71 la scuola passa a diventare una Scuola Media unica, è stato eliminato l'avviamento professionale, così con la legge si è solo normato ciò che era già stato fatto come sperimentazione. Ho vissuto gli strascichi finali di questa storia importante. Canale diventava un faro, le scuole sperimentali, che erano cinque, davano una direzione al paese. Era un percorso diverso, con una valutazione diversa, gli insegnanti lavoravano per dipartimenti, non le materie divise come si faceva, ma programmavano in maniera collegiale. Ora sembra normale ma non lo era.
04:20 Quindi sono passata alla scuola elementare dove ho finito la mia carriera, dopo essermi laureata. Tutta qua la mia vita, credo viaggiare molto mi abbia segnata: sono fiduciosa, ottimista, mi piace stabilire relazioni positive con gli altri. Mi sono sensibilizzata in situazioni particolari.
05:10 Ho capito che qui la cultura te la devi creare, non ti viene dall'alto, l'organizzazione di un convegno, la presentazione di un libro, non puoi aspettare che arrivi. Ecco che così nasce la biblioteca comunale di Canale d'Agordo, con la legge istitutiva del 1974, nasce questa realtà importante per noi che comincia a crescere. Oggi in sinergia con la biblioteca di Vallada e di Falcade riusciamo, soprattutto in estate, a organizzare attività piuttosto interessanti: presentazioni di libri, etc.
6:00 Questa cosa mi commuove perché mi ricorda il sindaco di allora, Toni Cagnati, che ebbe l'intuizione e la conoscenza di capire che c'era una legge e andava sfruttata. Mi ricordo le ore con Giulia Fiocco a fare la catalogazione a mano, una Dewey alla buona, poi adesso stiamo andando sempre avanti, anche quest'anno abbiamo ricevuto un contributo.
6:44 Siamo nella rete delle biblioteche, del circuito di interprestito. La biblioteca è nata per far conoscere i libri ma anche come centro per la conoscenza della cultura locale. Abbiamo un'attenzione particolare per la nostra gente.
7:21 Stiamo preparando un incontro con il dottor Lucio Carraro che si occupa Slow Food, prepariamo una festa riconoscitiva per il lavoro dell'albergo Le Codole, che per noi è un'eccellenza.
7:40 Le Codole è un ristorante di tradizione familiare, fa piatti particolari, novelle cuisine, con un'attenzione per il territorio. Un albergo rinomato che è arrivato agli onori delle cronache. L'attenzione per il territorio e l'attenzione per l'ambiente in cui ci muoviamo, questo era il senso della nostra biblioteca, conoscenza e valorizzazione del territorio.
8:20 Secondo me questo è importante oggi, dopo Vaia e dopo il Covid, perchè abbiamo riscoperto delle modalità di fare turismo diverse da qualche anno fa quando gli impianti funzionavano a meraviglia, ed adesso non più. Privilegiamo un turismo alla buona, ma con percorsi geologici, culturali, sulla storia degli affreschi, che sono storia del territorio, come quelli di Dunio, si riferiscono a vicende della nostra vallata.
9:30 La nostra storia è fatta di emigrazione pesante fino agli anni '70, quando è nata la Luxottica che cambia completamente le prospettive. Fino ad allora l'emigrazione, possiamo vederla anche in positivo, rimaneva la moglie con i figli, ed era un matriarcato forte, anche a casa mia con cinque figli e mia mamma.
10:10 Io ricordo negli anni '70 quando famiglie intere si trasferivano in cantina per poter affittare due mesi, luglio e agosto. Poi mi ricordo il rapporto che avevo io con il turista: io ero gratificata, non mi sentivo colonizzata, l'ho sempre vista come una risorsa in più. Infatti è andata bene e adesso abbiamo un buon giro di turismo e ci viviamo.
10:54 Io sono tornata a vivere in Valle nel 76, avevo poco più di vent'anni, mi sono ritrovata nella mia realtà sociale, mi sono laureata molto tardi e non ho mai lavorato come psicologa. Tutta la mia famiglia ha fatto carte false per tornare, io sono arrivata in questo mio paese e mi sono ritrovata nell'osteria di mia nonna che vendeva anche sali e tabacchi, mi sono trovata con gli anziani che giocavano a tresette, andavano al casello, le mucche che andavano ad abbeverarsi.
12:00 Noi qui a Canale abbiamo avuto la prima latteria cooperativa, per una felice intuizione di Don Antonio Della Lucia, abbiamo avuto questo privilegio di avere oltre che un Papa la prima latteria.
12:20 Io mi trovavo a 22-23 anni e se mancava il quarto a tresette ero io, chi arrivava si serviva della sua ombra di clinto nascosto.
13:00 questo mi ha fatto crescere perché sentivo parlare di partigiani, di storie di fatiche, io venivo da un'altra realtà e ho cominciato ad interessarmi a questa realtà, mi ci sono sposata e ci sono rimasta. L'osteria si chiamava dai Puce, non aveva un nome, poi è stata snaturata, non esiste più, ma esiste un affresco di Giuliano De Rocco, che racconta il gioco del tresette, è stato fatto negli anni '80.
14:20 Per il resto io ho fatto la maestra, cominciando a Vicenza, a parte i sei anni per lavorare in ufficio, poi ho fatto la mia carriera in valle: Santomaso, Falcade, Valle. Ho cercato di dare quello che davano gli altri, forse con maggiore attenzione all'ambito psicopedagogico. Ho avuto un distacco, mi sono occupata di fare test per individuare precocemente problemi di letto- scrittura. Abbiamo tanti dislessici perché sembra sia la società a portare tanti distrattori.
15:40 Io ho avuto due esperienze importanti con Dunio, per un gemellaggio fatto con la città di Firenze, due volte una settimana intera con due quinte, poi ricambiata dalla visita dei fiorentini; è stata un'esperienza esaltante, soprattutto dal punto di vista umano, portare i bambini a Firenze, con il treno, sai che all'inizio ci sono tutte le case brutte e loro erano preoccupati, invece poi li vedevo estasiati, anche perché avevamo il pullman, ingressi privilegiati, venivano ricevuti dall'assessore dentro palazzo della Signoria, indossavano dei costumi, non dimenticheranno mai l'esperienza. Per Dunio anche era la prima e la seconda volta a Firenze, è stata sicuramente l'esperienza più bella. Oggi è impensabile farlo, pagando solo il biglietto del treno. Non ci sono più fondi né compresenze, la scuola si è irrigidita.
17:20 Anche per la dad e queste cose, non rimpiango di aver finito la mia carriera. Io avevo fatto un progetto con Dunio, il primo suo affresco lo aveva fatto alla scuola elementare di Vallada. Era un affresco su due leggende agordine, un amica e collega a Firenze stava lavorando su Giotto, quindi ha proposto di scambiarci. Si lavorava, faceva merenda, si giocava, è stato uno scambio.
18:50 Quando sono venuti loro li abbiamo portati in giro con delle gite riconosciute, c'è stata una sinergia potente con i genitori, questo me l'ha data la scuola di Canale. La famiglia doveva essere consapevole e cosciente, lì i consigli di classe si facevano nelle varie frazioni, gli insegnanti condividevano con gli alunni la loro quotidianità.
20:00 Chi veniva da fuori veniva accolto dalla comunità, questo mi è rimasto dalla mia tesi. Domanda: come era il rapporto tra chi ha il compito di dare/ possiede la parola e la comunità?
20:40 Credo che la risposta stia nella figura di De Rossi, che non era neanche laureato all'epoca, ed ha avuto per conoscenza sua (poi è andato anche nella scuola Corea di Livorno, ha fatto l'ispettore ministeriale) lui ha sfidato la situazione. Ci chiediamo se in un altro luogo avrebbe avuto un altro esito e successo. Io so però che il libro, "Religione e superstizione", per metà era il vangelo, ma qui non è stato capito. Metà del libro è metodologico, come funzionava la scuola, lui però è stato la persona giusta al momento giusto. Sono molto fiera di averlo conosciuto.
23:00 Qualcosa si è perso della relazione con il territorio, ma sta molto all'insegnante. Io per esempio adoro il mio dialetto, la mia variante ladina, la trovo di una musicalità, non facevo scuola in dialetto ma cercavo di comunicare con loro attraverso questa modalità, con poesie e simili ho cercato di passare l'amore, le sfumature e l'amore per la cultura che ci sono dentro.
24:20 Una volta abbiamo fatto una serata su un poeta canalino, che non aveva una cultura letterata ma conosceva le figure retoriche della poesia e i modi, in una maniera incredibile. Lui si chiamava Girardi Luciano, non c'è più purtroppo, non viveva qui ma ha lasciato una grande testimonianza d'amore, perchè è quando non ci sei che ti rendi conto quanto ti manca il tuo paese.
25:00 fino a quando sei qui dai tutto per scontato, anche le montagne, dopo ti viene la nostalgia quando sei lontano. Io credo che la scuola si faccia uguale dappertutto, dalla Sicilia in su, è difficile trovare un vero studio d'ambiente.
25:40 Lo studio d'ambiente, cioè dedicare delle ore di lavoro a conoscere i sentieri, perchè un abete cresce in un modo, con gli esperti, fare ricerca come si deve, fare teatro, ma con modalità anche semplici ma che richiedono maggiore fatica di un esercizio di grammatica. Non puoi fare a meno della grammatica ma devi instillare l'amore, per questo l'insegnante dovrebbe essere più o meno del luogo.
26:50 Come si fa a coniugare con l'apertura verso l'altro? Intanto bisogna accogliere il foresto, come risorsa e potenziamento. Io sto facendo lezioni di italiano a un ragazzo del Ghambia. Lui dà a me delle risorse, perché mi insegna, un'attenzione verso ciò che viene da fuori mi dà. Io ho amiche francesi da sessant'anni, questo ha vantaggi per la mia formazione.
28:00 se ce l'hai, un'identità, la mantieni con le mani e con i piedi. Questa valle ce l'ha molto forte l'identità, lo si vede dai gruppi di volontariato, dal gruppo folk val Biois, io questo lo sento adesso più di qualche anno fa. C'è voglia di conoscere le radici e mantenerle.
29:30 Certo che si può diventare parte della comunità, si deve. C'è gente da fuori che dice io voglio venire a vivere qui, portare la propria conoscenza, tipo sulla permacultura, persone che si innamorano e riescono a integrarsi. Se c'è amore vengono accolte.
30:30 Quali spazi per le donne? La società era matriarcale anche se il padrone e l'uomo portava a casa lo stipendio, la donna faceva le scelte perché spesso il marito non c'era. Questo fino all'arrivo di Luxottica, che ha portato uno stravolgimento, un grande benessere, un abbassamento dei valori culturali, desiderio di divertirsi, ruolo della donna si è evoluto ed ha raggiunto una situazione di parità. Situazioni di benessere quindi spazi al divertimento, alla vacanza, siamo simili a tante altre realtà. Non abbiamo nemmeno grandi difficoltà logistiche, siamo simili alle città.
32:50 La mia bisnonna ostessa ha allevato i figli del figlio che era mancato, ha fatto studiare mio zio e mia zia, una donna che era un'autorità a livello locale. Non so dirti di altre persone, ma lei è mancata nel '50, però la donna ha rappresentato in quegli anni un ruolo importante nella società.
34:00 Io nel '68 non c'ero, ero in collegio e non ne sapevo nulla, i cambiamenti sicuramente sono arrivati un po' dopo, per noi i cambiamenti sono la Luxottica e il turismo negli anni '80, a partire da Alleghe e dalla famiglia Prà. Hanno cominciato gli impianti, la professione del maestro di sci, è stata una rivoluzione. I cambiamenti epocali qui sono questi due: Luxottica e turismo. Abbiamo visto che sono pericolosi, la Luxottica per fortuna gode di buona salute, ma il turismo con il covid lo abbiamo visto.
35:40 Abbiamo creato di recente queste due situazioni, la Desmontegada, rievocazione ogni anno, poi abbiamo anche la Zinghenesta, perchè sono maschere con grandi significati simbolici, anche lì abbiamo cercato attraverso il gruppo del ladin di fare conoscere anche a noi la vita di un tempo. In primavera poi facciamo "Il bon de l'ansuda", con riscoperta delle piante selvatiche, malghe, api, io faccio i laboratori per bambini. Poi c'è il taglio dell'albero perchè c'è gente che non l'ha mai visto. C'è questo spirito d'amore nel ricordare la vita come era.
37:00 Io non credo nello spopolamento, perché chiaro che lo so, ma io spero sempre che le persone vogliano tornare qui, anche mio figlio. Io lo spero, davvero.

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