Le Interviste

Erica De Dea

Data Intervista

13 Luglio 2021

Luogo Intervista

Vallada Agordina (BL)

Video

Dimitri Feltrin

Audio

Marta Lorenzi

Ricercatore

Chiara Sacchet

Erica De Dea

Minutaggi dell'Intervista

00:28 Sono nata a Canale d'Agordo, nel 1949, in gennaio, faceva freddo. Poi mio papà che faceva il segretario comunale si è trasferito a Cencenighe. Poi ci siamo trasferiti a Vallada perché mia mamma è stata invitata a tenere l'albergo per un anno. Abbiamo fatto una specie di circolo, in ognuno di questi posti è nato un figlio: a Canale io, mia sorella a Vallada mio fratello a Cencenighe.
1:20 Sono andata a studiare a Bolzano il primo anno delle medie, perchè mia mamma aveva difficoltà a gestire i figli. è stato un po' faticoso perché era una vita tutta diversa, poi sono tornata a fare le scuole ad Agordo.
2:00 Poi alle superiori ci hanno mandato in collegio, tutti e tre, perché questa cosa dell'albergo agitava tutti. Mia mamma non voleva fare questo, voleva fare la mamma, non l'appassionava inizialmente questo. Mia mamma continuava a stare qui e a lei non piaceva perché c'era poca gente.
2:40 Alora dopo un po' ha cominicato a pensare che per vivere bene psicologicamente doveva cominciare a fare bene le cose che faceva, allora ha cominicato a cucinare con più attenzione.
3:00 Ha cominciato a creare questa situazione magica: tutta la storia dell'albergo è storia di donne, perché dall'800, a parte dieci anni di gestione esterna, è sempre stata gestione di donne, e quindi lei ha portato avanti questa tradizione. La cosa importante è che lei ha dato vita a qualcosa che non esisteva: una passione per la cucina che qui, nella vallata, non si sentiva così forte e così potente. Comprava tantissimi libri di cucina ed era sempre a sperimentare.
4:00 Questo poi ha cominciato a fruttarle dei riconoscimenti, ma dei riconoscimenti non solo, veniva chiamata a cucinare a cucinare oltre Vallada, veniva chiamata a cucinare a Venezia, a Belluno per cucinare per il presidente, a cucinare per Wojtijla. Ma importantissimo era che questo albergo, che era molto sgarruppatto, camere vecchie, bagni uno per piano è stato trasformato da lei in un posto molto magico, perché aveva una capacità di costruire delle situazioni diverse, di accoglienza, di apertura.
5:20 Lei non faceva l'imprenditrice e basta, aveva la capacità di aprire ad altri, quindi in casa abbiamo sempre avuto di tutto: se arrivavano delle persone al confino le consegnavano a mia mamma, sicuri che lei li avrebbe gestiti, se c'erano profughi o stranieri mia mamma li accoglieva
6:00 noi abbiamo avuto tantissimi anni un ragazzo siriano che non poteva tornare nel proprio paese per motivi politici, stava da noi e poi lavorava in albergo d'estate, lavorava poi a Padova dove lui era un grande esperto di bridge, adesso è morto ed è sepolto nel nostro cimitero, perché l'abbiamo sepolto vicino alla nostra famiglia
6:50 mia madre non era geniale solo nell'accoglienza, ma anche nella genialità organizzativa a rovescio, non si capiva come facesse a fare funzionare le cose. Quando ha cominciato la cucina non era ancora così ai livelli altissimi come adesso con le stelle, non era questo delirio, era tutto molto semplice.
7:15 Insieme al Bepi Pellegrinon lei ha creato delle manifestazioni geniali, tra cui El piat de la nona, nel 1972, una manifestazione culinaria dedicata solo all'agordino e alle ricette antiche, per il loro recupero. Lei faceva sempre una cosa in più e in quel caso ha preparato non solo il cibo, ma il tempo: ha messo le candele, ha cercato le tovaglie di canapa come si usava qui, per le mani c'era una caraffa per lavarsele come 100 anni fa, poi c'era il settore dei giochi proibiti, le tazze fatte esattamente come quelle, una situazione speciale.
9:15 Una lettera che ha ricevuto, che trovo molto carina, è quella del Bepi Pellegrinon, la mamma era Luciana De Giacinto, nata a vallada nel 1925.
10:00 Lettera dell'avvocato Claudio Ronchi, personaggio mitico della Valle del Biois, che si complimenta e dice che è rarissimo che le ricostruzioni di un tempo andato vadano bene. "il gusto che è necessario in materia (...) mi sono davvero reso conto che hai stile", la lettera è del 1972, del 12 gennaio, aveva cominciato nel '60 ed era già esplosa.
11:20 Successivamente era venuto a mangiare qui anche Carnacina, perché era stato invitato alla scuola alberghiera. Carnacina è uno dei più grandi scrittori di libri di cucina, ha fatto dei trattati.
12:00 Qui c'è una foto in cui ci sono lei, Carnacina e Augusto Murer, erano venuti al Val Biois in occasione dell'invito della Scuola Alberghiera, poi le fanno un omaggio.
12:40 Io non c'ero per esempio, perché studiavo a Venezia, lingue, ed ho cominiciato a lavorare in amministrativo all'università. Poi ho visto che non mi piaceva, ho fatto il concorso ed ho cominciato a lavorare alle elementari, ho fatto delle frequentazioni in questa casa che si chiama Albergo Val Biois, ma ero un po'esterna, perché ero sempre fuori.
13:50 Poi siccome il mio desiderio era sempre viaggiare, ma non da turista, vivere nei luoghi, allora mi sono fatta tredici anni in America Latina. Intanto mia mamma andava avanti, allora volevo dire avevamo vite molto diverse, però alla fine sono rientrata non a Vallada ma in Italia, però ci vengo spesso perché si sta bene qui.
14:30 Io considero di avere avuto un infanzia di libertà, perciò per me rappresenta un'idea di libertà, noi avevamo dei tempi non tempi, cioè dei tempi lunghi, distesi, noi andavamo a guardare sotto i sassi, a rubare le ciliegie, le corse sotto i sassi. Per me era sinonimo di libertà anche se mia mamma era severissima, rispetto a qualunque altro posto del mondo. Se penso adesso ai bambini sono tutti strutturati, noi avevamo un'educazione rigida ma l'uso del tempo era nostro. Era una libertà diversa.
16:10 Quando guardo i bambini di Vallada penso che siano dei bambini fortunati, può sembrare di no, che abbiano meno opportunità, invece a me pare che adesso le opportunità ci siano, qui per esempio ci sono un sacco di bambini che studiano musica, gente molto aperta, non è gente chiusa, almeno quello che sento io.
17:00 Nel '74 mi sono sposata, mio marito era sardo, vivevamo in una casa piccolissima di 27 mq, ma sempre piena di gente, lui insegnava tedesco perché era stato emigrato in Germania, io lavoravo in università come amministrativo.
17:50 la mia vita è cambiata dopo un viaggio in India in cui mi sono ammalata molto ed ho deciso di cambiare lavoro, ho cominciato con la scuola, e ho avuto il coraggio di cambiare per via della malattia, perché ho pensato se non sono morta. Ho un fratello e una sorella e dei nipoti, adesso tre nipoti, sono zia nonna, la mia famiglia non è grandissima ma c'è tutta intera e questo è importante.
18:30 di esperienze di lavoro ho fatto un anno in Algeria, a dirigere la scuola italiana che era appena partita, dopo la guerra civile del '91, era 2007 o 2008 quando ci sono andata. All'inizio ero molto preoccupata, era dopo le torri gemelle, e poi mi sono detta che volevo andare perché voglio avere un'idea mia. Voglio andare, voglio capire e capire se devo avere paura o meno. Sono stata dieci mesi, mi è piaciuto tantissimo, non ho avuto mai paura, bellissimo il rapporto con le donne, curiosa la divisione degli spazi uomini- donne. Uomini sono sempre in giro perché tornano quando possono, quando è il loro tempo. Lo spazio della casa è lo spazio delle donne.
21:00 Stavo tanto in cucina, con mia mamma, ma venivo sempre usata per i lavori più basilari, pulire i pesci, pulire i polli, pulire i funghi, grattuggiare il formaggio, lavare la verdura, ma poi comunque dei salti si fanno, nel senso che effettivamente a me piaceva, tante cose, tanti dolci me li facevano fare.
21:20 Ma un piatto da cima a fondo no: mia mamma e la cuoca mitica, Maria Minute, la compagna di lavoro di mia mamma, avevano fatto squadra, si dividevano i lavori ma preferivano finire loro, dovevano essere certe del risultato.
22:20 C'era tanto fermento all'epoca, mia mamma veniva conosciuta sempre di più e il lavoro era tanto, ma tanta era anche la dedizione, mia mamma si alzava anche alle 4 del mattino, lei era sempre la prima in cucina. Era bello imparare le cose che facevano perché ad esempio mia mamma annusava il vapore e diceva "Non ho messo il sale nell'acqua"
23:00 C'è stata una volta che doveva cucinare per Papa e per l'accademia di cucina italiana, a lei avevano affidato il dolce, e aveva fatto il Syllabub, una ricetta antica che non è una crema, una cosa ancora più liquida a base di panna, vino, lamponi, tutti lo trovavano straordinario, la prova, ma mia mamma non era del tutto soddisfatta. Mia mamma ha chiesto a mio papà: "Dove hai raccolto i lamponi?" -"nel tal posto", "Eh, non c'è tanto sole lì, devi prenderli in un altro posto", non era perfetto il lavoro.
23:56 Si viaggiava così, il banale non era permesso. Mia mamma aveva i suoi orti, le piantagioni di asparagi, le erbe nei prati e poi le trapiantava per averle a disposizioni. Aveva cura per il territorio, lei era all'avanguardia sessant'anni fa, si procurava le cose solo sul territorio. Noi siamo cresciute in un ambiente esigente sul lavoro, e quindi anche esigente con noi, infatti io sono scappata.
25:00 Io non ero mai all'altezza di questa situazione, dopo con il tempo lo fai con allegria di essere esigente. Con i miei alunni io ero severissima, ma in Cile, faccio riferimento a quel periodo lì, che era una scuola del 1891, festeggiava 100 anni. Era accanto alla caserma e io sono arrivata che Pinochet aveva appena perso le elezioni. C'erano dei voti in centesimi e io venivo dalla scuola dei Programmi dell'85, che erano straordinari. Io poi avevo studiato la costituzione e quando sono arrivata lì ho capito la potenza della scuola italiana. Indubbiamente ero severa, ma ho cercato di far parlare i bambini. Dicevo: "se voi sbagliate, se fate uno sbaglio mi arrabbio tantissimo, se fate un errore io vi faccio i complimenti", perché leggevo Popper e la differenza tra lo sbaglio e l'errore.
27:45 Una mamma una volta mi ha chiesto perché il figlio prima delle prove con me dormisse tranquillo, lui ha detto se erro non mi sgrida, se sbaglio me lo rispiega. Questo mi ha fatto capire che ero molto severa, ma non cattiva.
28:50 La storia dell'albergo continuava senza di me, non si erano nemmeno accorti che non c'ero: sono successe molte cose, mia mamma diventava sempre più brava, partecipava a manifestazioni internazionali, cose che io ho scoperto mettendo a posto i documenti con mia sorella la scorsa estate.
29:40 Negli anni '80 la gestione è passata a mio fratello, quindi fino a prima la gestione era di donne e cuoche donne, poi il personale ha cominciato ad essere anche quello della scuola alberghiera.
30:00 Fino al '68-'69 la scuola alberghiera non esisteva, per cui prima che si formasse una generazione di cuochi e di chef c'è voluto del tempo. Quindi poi mia mamma ha lasciato spazio ai giovani, mentre mio fratello non cucina, ma è un grande bevitore e assaggiatore di vini, è sommelier, è cambiato lo stile. In cucina ha sempre avuto Jacuqes, uno degli alunni di mia mamma.
31:00 mia mamma insegnava alla scuola alberghiera, nel periodo che c'era De Rossi come preside, a mia mamma è piaciuto tantissimo lavorare alla scuola alberghiera, e d'inverno la cucina diventava il laboratorio della scuola, concesso a condizione che ci fosse anche la cuoca Maria Minute, che ha cominciato a lavorare. Quindi la Maria faceva l'aiutante, aveva una funzione ufficiale, perché mia mamma dava spazio.
32:10 In quel periodo poi è cambiata la generazione, ed erano di più gli chef uomini, preparati non come cucina da mia mamma. Mio fratello poi s'è affidato ai cuochi. Lui si è dedicato di più ai vini, poi si è trasferito a Vittorio Veneto, dove con Jacques ha aperto una trattoria che era una vecchia osteria.
33:30 Loro quando non c'ero hanno fatto tante cose, che me le sto godendo adesso, piano piano, tirando fuori le carte.
34:00 Carnacina era un grande esperto di cucina, perchè ti spiega alla perfezione i procedimenti, come usare un pezzo di carne, adesso ci sono tante cose ma se devi imparare un procedimento lo impari da lui. Perché ogni pezzo di carne ha una reazione diversa.
35:14 Questo biglietto che è del '74, viene dopo le foto di prima, contemporaneamente mia mamma era stata segnalata ad un evento internazionale a cui lei non voleva partecipare. Nella lettera (che viene letta) Carnacina spiega il suo entusiasmo verso la cucina della signora. Conserverà poi le fotografie e il dipinto regalatogli da Murer, quella sera delle foto. La convince ad andare a Levico, dove lei non voleva andare.
37:00 Io ero tenuta molto stretta da mia madre, perchè per lei prima il dovere poi il piacere, questa era la regola fondamentale. Per cui da grandi dovevamo studiare, lavorare, poi se c'era tempo facevamo qualcosa per noi, per me era troppo corto il respiro. Io ho cercato lavoro quando sono andata via all'università, perchè mia mamma mi aveva dato un esempio che io non sapevo seguire.
38:33 Già mio nonno aveva dei profughi ospiti, durante la guerra, mio papà lavorava in comune, faceva il segretario comunale, vivevamo sopra il comune, e ogni tanto ospitavamo i bambini delle famiglie in difficoltà.
39:40 questo è quello che continuo a fare anche io, che mi impiccio, mi metto nei pasticci, mi arrabbio perché non mi riescono bene le cose. Anche io ho preso in casa delle persone straniere che avevano bisogno, con dei progetti. Questa idea dell'apertura della casa c'è sempre stata. Se uno sta male vicino a me io non posso stare bene. Poi importante essere cresciuti in un paese piccolo così, perchè necessariamente la gente si aiuta: la pulizia delle strade, ad esempio, il piodek.
41:20 se vedi qui ancora adesso si fanno molti lavori comunitari, falciano l'erba insieme, puliscono le parti comunali ed i sentieri, è un vivere comunitario. Anche durante la guerra sia a casa che in albergo c'erano persone sfollate, per anni.
42:05 l'albergo è stato aperto durante la guerra, all'inizio non si chiamava Val Biois, era "All'ombra", perchè d'inverno non arriva il sole, vendevano sali, tabacchi, alimentari, poi un po' alla volta si è trasformato in albergo, dal 1925. Ha quasi cento anni come albergo. L'apertura è un dato che ho assorbito come un dato di fatto, non dicevano, facevano. Mia mamma portava da mangiare, te lo dava come un dato di fatto.
43:45 Qualcuna delle foto: fotografia del '48, appena dopo la guerra, con la zia sorella del nonno che ha gestito l'albergo. Ci sono anche io perchè mia mamma era già incinta.
44:30 Questa foto è l'ultima generazione, mio papà e Tiziana, la compagna di mio fratello e mia mamma
44:55 Due dei cuochi: a sinistra Jacques, che lavora ancora con mio fratello, la foto è del '96, l'altro è Gianpiero.
45:20 Jacques è un nome francese perché lui è nato in Belgio, mi pare, era figlio di emigranti.
45:50 Qui c'è l'albergo, fino agli anni '60 c'era un bellissimo giardino, ma poi visto che il lavoro aumentava hanno fatto una bruttissima sala, detta "Il vagone". Non piaceva a nessuno.
46:40 La foto da cui tutto è partito, cioè la foto della famiglia di mia mamma, con il nonno, suo papà in braccio al mio bisnonno.
47:15 Storia molto particolare di un personaggio, Giovanni, quello sulla sinistra. Era molto intraprendente ed è andato negli USA. Tutte le lettere le hanno in casa del nonno, lui ha cambiato nome. La famiglia veniva da Erto, quindi quando siamo arrivati eravamo Nert di soprannome, lui ha scelto come nuovo nome John Nert, però purtroppo ha avuto solo figlie, così il cognome inventato non è più continuato.
48:50 Qui le due mitiche cuoche dell'albergo, una c'è ancora l'altra purtroppo no: Maria Minute e l'altra una signora di Vallada, meravigliosa e sempre molto silenziosa, all'inizio lavava solo i piatti ma a poco a poco era diventata bravissima, a volte faceva i primi e noi, abituati alla mano della mamma, non capivamo la differenza, Si chiamava Luciana, noi l'amavamo perché era tanto brava quanto buona, anche sua figlia, Olga ha fatto la scuola alberghiera.
50:40 Qui mia mamma e suo fratello da piccolo.
51:20 Io vengo a Vallada e mi piace perché per certe cose non ha accolto molte modernità, perché salva certe libertà, certe cose che rendono la qualità della vita migliore. la qualità di vita è migliore nei rapporti umani, nell'aiutarsi, perché è vero che quando arrivano molti soldi ci si separa, le persone sono abbastanza pari, molti lavorano alla Luxottica, molti nel turismo ma non ci sono picchi ed invidie. Ci sono persone che creano unità molto forti e situazioni comunitarie. Lo puoi fare solo qui, dove non c'è tanta tanta gente. C'è molta attenzione al territorio.
53:00 Io non trovo che sia chiuso, i ragazzi studiano, vanno all'esterno, parlano molte lingue e a volte tornano, vivono qui. Molti studiano, viaggiano, rientrano. Non credo siano chiusi perchè fanno una vita di qualità. Forse lo dico perché vivo a Venezia, ma credo che i bambini crescano con molta libertà, spazio, conoscenza del territorio, più liberi dentro.
55:15 Dipende molto, come andrà, dalla Luxottica, perché molte famiglie vi dipendono. Le due monoculture sono Luxottica e il turismo, bisogna vedere se si riesce a riconvertire. Io spero molto in Cesare Andrich e nei ragazzi come lui, nelle sue idee, anche per creare un'economia virtuosa e circolare, sì legata al turismo ma anche al territorio. Se si riesce, io vedo questo.

© Copyright Istresco 2021. Tutti i diritti riservati. - Website powered by Entersys